venerdì 27 luglio 2012

Destination unknown


Xrun di qualche mese fa ecco il mio articolo Destination unknown

Anni orsono. E’ l’alba. In macchina si dorme stretti, non ci sono storie. Ieri sera ci siamo addormentati ascoltando ben harper e con quella puzza di cane bagnato che hanno le nostre mute dopo 4 giorni di oceano basco. Fra me e Davide come a dividere gli spazi in uno spazio gia’ limitato le nostre tavole. Rido al pensiero che anche se non di statura eccelsa non riesco a distendere le gambe in una macchina troppo piccola anche per me.
E’ chiaro fuori. Apro la portiera ed esco. Mi muovo al rallentatore come se mi avessero bastonato le gambe. Tiro fuori la muta e la lascio prendere aria. Vado a veder il mare.
E’ una giornata di sole, scendo dal sentierino che mi porta in spiaggia e la marea e’ alta, le barre si susseguono come ad inseguirsi. E’ una giornata meravigliosa.
Corro a dare la sveglia a Davide. Mi guarda e non fiata. Dai che faccio il caffe’ …
Bucare le onde, scendere nelle loro viscere sentendo il loro movimento sopra la nostra testa e’ una sensazione unica. E’ come se questa fetta di natura ci avesse lasciato la possibilita’ di fare parte di questa storia. Abbiamo quel pass per godere di un concerto in prima fila. Nuotiamo fino alla line up che e’ quasi vuota,e’ molto presto, il momento e’ quasi tutto nostro.
Vedo Davide seguire con lo sguardo l’orizzonte e lo vedo che inizia a remare verso il picco. Ha il tempo di incrociare i miei occhi e dirmi vado
Lo vedo sul picco, si gira 4 bracciate ben date e parte su una destra stupenda. Abbiamo occasione di guardarci negli occhi pieni di vita. Alzo le mani al cielo e lo vedo passare davanti a me. Lo sento urlare.
Un urlo liberatorio, un gesto altamente sovversivo.

Gennaio 2010 sms di Davide: hei ragazzo ho trovato come organizzare il 29 agosto. CCC presi …  
Arrivare a Chamonix e’ come varcare la soglia per entrare in un mondo nuovo, un mondo che abbiamo cercato e vissuto per piu’ di un anno intensamente portandolo in grembo per poi viverlo nell’intensita’ di non piu’ di 28 ore.
E’ inutile negarlo, gli abbracci degli amici e i nostri occhi alla ricerca di qualche volto conosciuto sdrammatizzano la tensione di questo nuovo viaggio.  
    
Sono le 6.30 del mattino e Davide mi sveglia, abbiamo dormito in tenda sull’asfalto del parcheggio, non proprio propedeutico per la gara da affrontare. Io esco dal sacco piuma e lui e’gia’ fuori che riscalda il the sul fornelletto.

E allora dai, mettiamoci in piedi e vediamo di iniziare bene la giornata. Sistemiamo la roba, e mentre prepariamo la colazione scrutiamo il cielo, nella notte è arrivato un sms che dice di fare attenzione “previste condizioni di maltempo”. Per ora non piove, si vede ancora il cielo stellato, ma le previsioni sgarrano difficilmente. Ci vestiamo, controlliamo tutto e andiamo a prenderci il bus che ci porterà a Courmayeur alla partenza. Tutto sommato siamo tranquilli, così come ieri sera con Stefano e prima ancora con gli altri italiani le risate e le battute allietano la mattinata. Ancora un caffè e ci siamo

Entriamo nella lunga strada che minuto dopo minuto si popolera’ di trailer pronti ad affrontare questa avventura. Non ho molto spazio per guardarmi intorno, sono emozionatissimo. Con Davide ci guardiamo e ci scambiamo quelle occhiate che ci fanno sentire presenti. E’ una strana sensazione, e’ un misto di paura per quello che ci aspettera’ e la reale emozione dell’essere presenti all’evento preparato durante tutto questo tempo. Sdrammatizziamo chiacchierando con le persone che iniziano a popolare l’area della partenza. Da li a poco iniziamo ad essere stretti ed incolonnati, quasi a non poter piu’ scegliere di poter abbandonare l’avventura. Ricomincia a piovere adesso pesantemente, inni nazionali e via. Si parte.

Si va incolonnati su asfalto fino a Planpinceux, di lì inizia la salita vera. Ancora tappi ed incolonnamenti, gente che taglia su per la riva poi con la salita si sgrana il gruppo e prima del Bertone si riesce anche a corricchiare E' mezzogiorno, ma niente pasta: dopo aver bevuto con regolarità la mia acqua e glucosio dal camelback, cerco di mantenere il mio piano “un gel a ristoro” quindi gel, acqua e via subito. So che la salita qui si fa dura, proprio quello che piace a me, e difatti salgo tranquillo ma deciso, recuperando posizioni. Sulla lunga cresta, senza forzare, cerco di corrichiare, le sensazioni sono buone. Continua a piovere e a 2500 il freddo inizia a farsi sentire, mi copro, ma prima di Tete de la Tronche arriva addirittura un timido sole che mi accompagna anche nella prima parte di discesa tosta, dal colletto spiana un po' bisognerebbe provare a correre, ma il ginocchio terrà? Provo a lasciarmi andare controllando bene gli appoggi, e tutto sommato non va male. Passiamo in mezzo alle mucche e dopo un po' incrocio il simpatico Mirko, proprio sotto al Bonatti. Gel, acqua, Coca Cola e decido di ripartire subito, non voglio raffreddare il ginocchio, c'è casino e riempirò il Camel ad Arnuva che dista solo 7/8 chilometri. Nel traverso corro tranquillo e poi mi getto nella discesa, arrivati nei pressi del ristoro si sentono grida e campanacci, c'è un mucchio di gente che fa il tifo per tutti, che bello!

Arrivo ad Arnuva dopo il traverso corribile sotto un timido solo che pian pianino si e’ fatto anche riscaldante. non ho molti di che pensare. Francamente dal tete della tronche speravo di venire un po’ piu’ sciolto e meno preoccupato per le future salite, ma alla fine nell’ultima discesa ho tirato un po’ le prime somme del primo terzo della gara. Davanti ho la prima vera salita. Cerco di afferrare un paio di barrette e un po’ di the caldo, non ho e non voglio fermarmi troppo.
Nella tenda passaggio c’e’ un po’ di confusione che pero’ non faccio mia, perche’ sono troppo impaurito per la salita che mi aspetta. Aggiusto lo zaino e saluto e ringrazio tutti. Inizio a salire. Poco dopo il ponticello di legno sul fiume, proprio all’attacco della salita due persone tornano indietro. Gli chiedo cosa stanno facendo, mi rispondono che hanno male e che non se la sentono di proseguire. Guardo verso l’altro, anche io, ma testa bassa vado in su. Pian piano, passo dopo passo.

Si riparte e so che adesso viene la mia salita preferita, quella al Col Ferret. Inizio a macinare, il ritmo c'è, le gambe stanno bene, ci godiamo anche uno sprazzo di sole. Scollino con due fratelli già conosciuti al Soglio e di qui inizia la parte che più mi spaventa: 18 km di discesa da correre, per il mio ginocchio è il momento topico. So che se arrivo a Champex camminando ce la posso fare a tenere fino in fondo, se invece il dolore diventa forte, sarà dura trascinarsi alla fine. Quindi grande ma continuo a correre piano. Sul ripido paradossalmente va meglio, vedo che con il mestiere non perdo molto terreno. La Peule, gel e acqua, tanto asfalto. La testa lavora per levare stress dal sentiero che ora è monotono, e finalmente ci siamo, il ginocchio inizia a scricchiolare ma c'è un po' di salitina e piano che mi fanno respirare, e poi si entra nel ristoro.  

Scollino il col Ferret con un vento pazzesco, vedo pian pianino la tenda gialla di the north face avvicinarsi come la vedo sfumare via ho le gambe bollite e non sono manco a meta’, ma soprattutto mi aspetta una interminabile discesa che faro tutta da solo. Fino ad adesso ho visto gente arenarsi, ritirarsi piaggiarsi come balene esauste. Non ho ancora questi sentori ma mentre sto venendo in giu’ scollinando in svizzera, ma soprattutto su un interminabile asfalto e l’interminabiele notte davanti avrei voglia anche io di dire basta. Piove, a le peule forse cambia qualcosa. nel tendone c’e’ un sacco di gente che abbandona e gente che si cambia. Ho un bivio davanti a ame. Chissa’ dove sara’ davide. Quanto davanti a me e dove. Non posso molla adesso, ma poi perche’ mollare. Mi cambio e metto una maglia asciutta, ne ho bisogno. Parto insieme ad un inglese che 100 mt dopo mi lascia dinuovo da solo. La solitudine del trailer.

Sentier des Champignons, bellissimo single-track nel bosco, mi metto dietro a due tizi che stanno spingendo ad un buon ritmo, la salita è dura ma mi sento davvero ok e passo dopo passo, tra le sculture di legno, ecco che sbuca Champex. 55 km e parecchio dislivello sono andati, sono le sette, quindi 9 ore: ottimo. mi cambio. Via intimo e maglietta bagnati e metto intimo e maglietta asciutti. Metto la frontale sopra a tutto e sono pronto a ripartire. So che qui in tanti si fermano un po' di più in vista della notte, ma ho voglia di uscire e riprendere, 20 minuti mi sono già sembrati un eternità!
Sentiero pietroso con dei bei risalti, non ricordo bene l'altimetria ma mi sembra questa sia la salita di Bovine, di cui tutti dicono peste e corna. Mi accodo ad un francese che sale come uno stambecco, ma dopo un quarto d'ora devo tirare fuori la frontale o rischio di inciamparmi. Mini pausa e ripartenza, c'è da fare qualche guado avventuroso ed il sentiero ha delle colate che lo rendono bello tosto, ma le gambe vanno, il fiato tiene e così spingo.
La pioggia aumenta, il vento anche, è tutto buio e nel lungo traverso in cima il sentiero è davvero un ruscello, cerchiamo di correre un po' sopra un po' sotto, si scivola e così procediamo a passo molto spedito: le condizioni sono davvero dure, ma sto bene, non ho problemi e finalmente sbuca anche la tenda del ristoro ore 21:19. Gel, pasta in brodo e vorrei cambiarmi le calze, sento i piedi che iniziano a dare problemi, le solette delle scarpe si sono rattrappite sotto i piedi e mi danno fastidio, ma la tenda è piena di gente che cerca di scaldarsi e che non sta troppo bene: “C'est combien pour le prochain ravito?” “8 km, a la fin de la descente”. Dai, faccio tutto lì, intanto mi metto il Buff al collo.

Champex: piu’ di meta’ gara ci arrivo un po’ prima del cancello. Bene. Un caos terribile. Un sacco di gente molla. Esco subito per non farmi prendere dall’angoscia. Me ne verra’ un’altra la bovine. Piove, piove di brutto, ci uniamo insieme a 3 francesi e una giapponese. Nessuno parla. I fasci di luce della nostra frontale illuminano poco piu’ in la. Il sentiero e’ ripido e pietroso. L’acua scende come un fiume e ad ogni gradino ci sono pozze dove affondo con i piedi. Fa freddo, mi fermo ogni tanto a tirare respiro. In cresta sono solo, il vento e’ pungente e penso che all’acqua ci sia un bel misto di neve. E’ strano affrontare tutto da soli. Vorrei parlare con qualcuno, raccontare le mie sensazioni, ma non ne ho la possibilita’. Tutto da solo, arriva anche la nebbia. E’ tardissimo in cima alla Bovine c’e’ una voce che circola fermeranno la gara sicuramente. Dentro la tenda ci sono 5 persone che si ritireranno. Procedo in discesa nel fango e devo stare attento a non farmi male in queste condizioni. Chissa’ dove e’ davide.
Arrivo a trient e nelle due tende allestite c’e’ un sacco di gente. Sono tutti fermi seduti a mangiare. Mi dicono che la gara e’ sospesa. Finita, storia conclusa. Mi guardo allo specchio che non c’e’. non sarei andato avanti in queste condizioni.

due volontari mi dicono che mancano solo due chilometri, Chamonix si avvicina e finalmente la sensazione di avercela fatta davvero si fa strada tra i vestiti fradici. Asfalto, la pioggia aumenta ancora, e sbuco sul lungo fiume, raggiungo un ragazzo, lo guardo in faccia, ride come un matto, ce l'abbiamo fatta! Alle cinque del mattino, sotto il diluvio, ci sono degli irriducibili che continuano ad applaudire ed incitare tutti. Ma ho ancora qualche energia, corro deciso e all'angolo ecco Maria Carla, Janpo e Matteo, sono felicissimo.
19 ore sotto la pioggia, freddo, nebbia, fango, 100 km, un viaggio vero e proprio. Ed è passato così, in tranquillità, inseguendo i miei pensieri. E sto bene, le gambe sono a posto, il ginocchio fa un po'male, ma sto bene.

La doccia è un toccasana, poi aspettiamo Mauro, fermato a Trient: credevo di trovarlo incazzato, invece è il solito belinone, si ride e si scherza, sarà per il prossimo anno, ed andiamo a mangiare. Ore 6 polenta, pollo, lenticchie, birra e mela. Poi andiamo tutti a fare colazione. Finalmente vestiti caldi, finalmente due parole con calma.
Forse il momento più bello arriva lunedì, tre giorni dopo l'arrivo. Entro in ufficio e c'è anche mio papà: mi vede entrare e senza dire niente mi viene incontro e mi abbraccia, un vecchio ultramaratoneta ad un novello ultratrailer. Gli altri ci guardano perplessi, rido con un nodo in gola: con un po'di orgoglio, penso che solo chi si è spinto “oltre” può capirci. Chamonix, non è finita qui

Sono le 22.30 e siamo seduti davanti a una pinta di brewdogs. Tiro fuori una torta di ricotta e zucchero di canna per festeggiare la grande impresa del bianco di questo anno. sulla torta ho scritto Finisher non ne avevo dubbi. Parliamo, discutiamo cerchiamo di dare un senso alle fatiche e ai nostri sogni
E’ Come se correre su un sentiero rendesse tutto più nobile, più alto. Quando forse l'unico atto importante, liberatorio, rivoluzionario è solo quel momento in cui nessuno dei due piedi è legato al terreno.
Non penso si debba aggiungere altro. In definitiva, un gesto altamente sovversivo.

Da qui nasce tutto, o forse continua a crescere, 73° all’ UTMB 2011 e 5° fra gli italiani e unico italiano che sara’ presente alla western state 2012. Se gli chiedo perche’ si ostina a non far parte di una societa’ lui continua a dirmi perche’ vuole
Essere libero

martedì 17 luglio 2012


29/06 ore 6.10 uscita solitaria stradaiola, non ne avevo poi molta voglia la Bibi mi ha svegliato due volte e per due volte le ho portato l’acqua poi anche il gatto ci ha messo del suo .. insomma ore 5.50 sveglia ed e’ stato difficiel mettere giu’ il piede. Comunque giretto sprintando qua e la’ ascoltando la discografia dei mitici Judge e finendo con American Nightmare. Meglio di cosi’ non si poteva continuare.
31/01 uscita al Richelieu da solo soletto in sana serenita’, bella giornata di sole.
01/07 ultima uscita prima delle vacanze, bitume sciogli gambe ascoltando straight ahead e side by side. Testa rimbombante…

03/07 V A C A N Z E 10/07


11/07 dopo una settimana di ferie rimetto le green silence ai piedi … esco alle 18 sotto la caldazza .. ma perche’, non mi ricordo manco cosa ho ascoltato J
12/07 uscita stradaiola dopo la calura della sera prima, ne esce un giro fino a bogliasco di un 15 km ascoltando Verse Have Heart il live e Eddie Vadder.
13/07 un po’ svolgliato e con gambe dure salgo al fasce ma “fortunatamente!” fermato per sentiero impraticabile coperto da una infinita’ di felci. Ma ne esce comunque un 600mt di dislivello ascoltando un po’ di classi coni Hc epoca 88.

16/07 albeggio solo soletto per rifar girare le gambe, molto in sernita’ ascoltando Uniform Choice e Gost Ships.
17/07 richelieu con incredibile ed emozionante racconto di Davide e la Sua western state 100 miles, in vetta con il racconto del suo arrivo allo stadio. In perfetta sintonia.