lunedì 9 maggio 2011

RUNNING Its much more than just one foot in front of the other...






La scorsa settimana ricevo dal mio amico Francesco una bellissima mail della sua amica Myrtha, che riporto fedelmente qui sotto, ha ragione Francesco quando dice che … la corsa è poesia del movimento, è espressione di leggerezza, di spensieratezza, di libertà … ma per goderne pienamente bisogna ritornare bambini prima con lo SPIRITO e la MENTE e poi a seguire con il CORPO tutto che non è, ahinoi, più quello che avevamo prima, si è un poco invecchiato, usurato, appesantito con il tempo.

E’ vero è la MENTE che comanda tutto !! è il pensiero che ci fa volare, è la nostra spinta ideale che si tramuta in forza di volontà che ci può fare tornare come eravamo

La corsa e’ un’alchimia emozionale. Hai ragione Francesco quando dici che spirito e mente devono per primi essere liberi gli rispondo.

Ma cosa vuol dire essere liberi quando alla nostra eta’ viviamo in confini sempre piu’ ristretti? Vuol dire tornare bambini, tornare PURI.

E’ la spensieratezza che e’ in ognuno di noi che finalmente viene fuori senza barriere e senza filtri.. E’ la purezza del gesto. La corsa e’ un’alchimia di emozioni che si intrecciano quando il cuore ti batte forte.

E’ l’immagine di mia figlia che mi corre incontro quando mi vede e mi stringe forte a se, la Bibi da quando ha iniziato a camminare ha voluto subito correre. Ha preso le piu’ belle patte per terra sbucciandosi ginocchia e gomiti. Ma si e’ sempre rialzata, anche con i lacrimoni che le scendevano giu’ dalle guance, ma sempre con la voglia di ripartire.

E’ la forza naturale che e’ in tutti noi, che rimane forse un po’ mascherata ma che prima o poi viene fuori. Perche’ e’ la sintesi, e’ Purezza

Lasciamo correre …

perche’ correre e’ molto di piu’ che un piede davanti all’altro…


Le corse dei bambini


I bambini corrono sempre. Me ne sto chiuso in casa a lavorare con la primavera che preme sui vetri e dalla finestra guardo mio figlio Giovanni. Corre quando mia moglie lo chiama. Corre quando arriva il postino. Corre quando va a prendere la palla. Corre anche se non ha niente da fare e nessuno cui andare incontro. Corre, corre sempre. E mentre lo guardo mi immagino il suo cuore, piccolo e veloce, sotto la maglietta che gli stringe il torace più grande ogni giorno che passa..


Starei ore a guardare i bambini che corrono, a immaginare il sangue fresco che gli scorre dentro e si perde in mille vene e capillari. Tante volte mi sono chiesto perché corrano sempre. A volte penso che sia per stare dietro al loro cuore che batte troppo svelto. Oppure perché con quei muscoli freschi ed elastici come molle non possono fare diversamente. Chissà… magari è così.O forse è qualcosa di molto più profondo. I bambini corrono incontro alla vita, in ogni cosa che hanno davanti vedono la vita. Tutta intera. Si avventano su per le scale, tre scalini per volta soltanto per arrivare in cima, punto e basta, non importa che cosa troveranno.Mi viene in mente una poesia di Giorgio Caproni (se non lo conoscete ve lo consiglio).


Vento di prima estate


A quest’ora il sangue

del giorno infiamma ancorala gota del prato,

e se si sono spentele risse e le sassaiolechiassose,

nel vento è vivo

un fiato di bocche accaldatedi bimbi,

dopo sfrenate

rincorse.



Ecco… le corse sfrenate, senza senso, senza meta. Quando ti senti dentro la vita e ti muovi per starle dietro. Le corri in mezzo, come avvolto dal vento. Sei tu che fai il vento mentre ti lanci giù per il prato.Corrono i bambini. Corrono anche i ragazzi. Poi un giorno senza un motivo apparente rallenti il passo. No, non è il fiatone (non solo), semmai è una fatica più profonda. Se corri, è perché hai la pancia o il colesterolo alto. Insomma, c’è sempre un motivo. Devi metterti una tuta, una divisa da corridore come per giustificarti.Me ne sono accorto un giorno nel Tribunale di Milano. Salivo le scale per andare a lavorare e all’improvviso ho notato che non correvo più. Ero solo nel grande atrio del palazzo e sentivo l’eco dei miei passi lenti. Allora ho provato ad accelerare, due, tre gradini per volta. Ma dopo una rampa mi sono fermato. Mi sentivo stupido. Correvo perché avevo fretta. E basta.Adesso guardo Giovanni in giardino. E provo invidia, per quanto un padre possa invidiare un figlio. Vorrei poter correre (vivere?) come lui e i suoi amici. Senza una ragione che mi spinga. Senza preoccuparmi di che cosa mi troverò davanti.